×

Einander kennenlernen, um miteinander zu leben

Vincenzo
Todisco
06.11.17 - 04:30 Uhr
PIXABAY

Das Zusammenleben der Sprachen und Kulturen in Graubünden: Das ist das Thema der Kolumne «Convivenza», die wöchentlich in der «Südostschweiz» und der romanischen Tageszeitung «La Quotidiana» publiziert wird.

Diese Rubrik heisst «Convivenza» («Zusammenleben»). Um miteinander zu leben, müssen Menschen zuerst einander (gut) kennen. Ein kürzlich, am 21. September 2017, in der «Neuen Zürcher Zeitung» erschienener Artikel von Robin Schwarzenbach zeigt hingegen, dass man gerade in der Schweiz, in dem schlechthin mehrsprachigen Land, unter den verschiedenen Sprachgebieten einander wenig oder überhaupt nicht kennt. Eine Besserung dieser Sachlage scheint man nicht besonders herbeizuwünschen.

Eine weitere Angabe offenbart, dass die Gleichgültigkeit einer Sprachgrenze gegenüber mit ihrer räumlichen Entfernung dazu wächst. Im Kanton Thurgau zum Beispiel interessieren sich 83 Prozent der Leute nicht für die Romandie. Etwas anders sieht es für die italienischsprachige, die frankofone und die rätoromanische Schweiz aus. Diese Gebiete pflegt man als Minderheitengebiete zu bezeichnen, was sie in Bezug auf das Deutsche auch sind; dort ist es tatsächlich noch niemandem eingefallen, den Deutschunterricht infrage zu stellen.

Nach einer Arbeit von François Grin, einem Fachmann über Beziehungen zwischen Sprachen und Wirtschaft, gilt diese Haltung umso mehr für die Jungen; kein Wunder, dass man sich dort viel mehr für Englisch interessiert als für die schweizerischen Landessprachen. Darum wird von einem Rösti- beziehungsweise Polentagraben gesprochen, darum wird über die in der Schule zu unterrichtenden Sprachen und über Volksinitiativen gegen das Lernen anderer Landessprachen in der Primarschule diskutiert. Gerade in Graubünden soll man für oder wider Italienisch im Stundenplan der alemannischen Schulen entscheiden.

Ausserdem wird Italienischbünden immer wieder mit dem Kanton Tessin verwechselt; dies zeigt, dass man von der italienischsprachigen Schweiz eigentlich nichts weiss und dass es keinen echten Sprach- und Kulturfrieden, keinen Willen nach echtem Zusammenleben gibt.

In diesem Sinne ist die Schweiz nicht mehrsprachig, sondern «parallelsprachig»: So bezeichnete sie kürzlich in Lugano der Historiker Sacha Zala, ehemaliger Präsident der Pro Grigioni Italiano, bei einer öffentlichen Diskussion über die Beziehungen zwischen der Schweiz und Italien. Das Problem ist, dass man einander nicht kennt und deshalb misstrauisch oder gleichgültig aufeinander schaut. Es gibt Leute, die bereits auf den fernen Stränden der Karibik waren, aber noch nie im Puschlav oder im Bergell und die durch das Misox nur durchgefahren sind.

Und nun – was tun? Man soll einander kennenlernen, man soll miteinander verkehren, Neugierde und Interesse für jene Teile der Schweiz zeigen, wo eine andere Sprache zu Hause ist. Darauf setzt die Schule viel; man muss nur die zahlreichen Austauschprojekte sehen, dank denen die Kinder erleben, dass die andere kantonale oder nationale Sprache tatsächlich gesprochen wird.

Am 9. Dezember wird die Pädagogische Hochschule Graubünden mit anderen Kulturvereinen italienischer Zunge (Coscienza Svizzera, Associazione svizzera degli scrittori di lingua italiana, PEN-Club della Svizzera italiana e retoromancia) in Chur einen Nachmittag der Überlegung organisieren; dabei wird man sich über die Vorgänge unterhalten, wenn eine Sprache – in diesem Fall die italienische – anderen Sprachen und Kulturen begegnet und mit ihnen in Wechselwirkung steht. Das Zentrum der Aufmerksamkeit bilden die Erlebnisse von Schülerinnen und Schülern italienischer Zunge aus der Schweiz (Kantone Graubünden und Tessin), die absichtlich nach Chur kommen, um eine andere sprachliche und kulturelle Wirklichkeit kennenzulernen. So werden sie zu Gesandten eines Kantons Graubünden und einer Schweiz, die wirklich ein echtes Gefühl des Zusammenlebens pflegen wollen, das nicht nur ein Mythos sein darf. 

Vincenzo Todisco ist Dozent an der Pädagogischen Hochschule Graubünden.

 

Conoscersi per convivere

Questa rubrica si chiama «Convivenza». Per convivere bisogna in primo luogo conoscersi (bene). Da un recente articolo di Robin Schwarzenbach, apparso sulla «Neue Zürcher Zeitung» (21.9.2017), risulta invece che, proprio in Svizzera, il paese plurilingue per eccellenza, tra le diverse regioni linguistiche ci si conosce poco, per non dire affatto, e non sembra ci sia un grande interesse a migliorare la situazione.

Un ulteriore dato rivela che quanto maggiore è la distanza dalla rispettiva frontiera linguistica, tanto più elevata è l’indifferenza nei confronti della stessa (così per esempio la percentuale di persone che nel Canton Turgovia non s’interessa della Romandia raggiunge l’83 per cento). Un po’ diverso è il discorso per la Svizzera italiana, la Romandia e la Svizzera romancia. Queste regioni, tradizionalmente definite come minoranze (rispetto al tedesco), sono per forza di cose costrette a interessarsi maggiormente della Svizzera tedesca (e infatti in queste regioni fino ad ora a nessuno è venuto in mente di mettere in discussione l’insegnamento del tedesco).

Secondo uno studio dell’economista delle lingue François Grin, questo dato di fatto vale a maggior ragione per i giovani, tra i quali, e non è certo un dato sorprendente, regna un interesse molto più marcato per l’inglese che non per le lingue nazionali. Facile dedurre che a questa situazione sono dovuti i vari «Röschti-» e «Polentagraben», il dibattito sulle lingue da insegnare a scuola, le diverse iniziative volte ad abolire l’insegnamento delle altre lingue nazionali nella scuola elementare (e proprio nei Grigioni si dovrà decidere se togliere o meno l’italiano dalle griglie orarie della parte tedescofona del Cantone).

Accanto a tutto ciò succede regolarmente che il Grigionitaliano venga confuso con il Ticino, prova del fatto che in molti casi manca la consapevolezza dell’esistenza della Svizzera italiana. Tutto questo ci rimanda solo l’illusione di una vera pace linguistica e culturale costruita su un’autentica volontà di convivenza.

In tal senso la Svizzera potrebbe essere definito piuttosto un paese «parallelolingue», come ha avuto modo di dire lo storico ed ex presidente della Pgi Sacha Zala in occasione di un recente forum sui rapporti tra Svizzera e Italia tenutosi a Lugano. Il problema insomma sta lì: non ci si conosce e chi non si conosce si guarda con sospetto o indifferenza. Ci sono persone che sono già state nelle lontane spiagge dei Caraibi, ma che non hanno mai messo piede a Poschiavo o in Bregaglia (dal Moesano ci sono solo passate senza mai fermarsi).

E allora cosa fare? Bisogna imparare a conoscersi, bisogna frequentarsi, dimostrare curiosità e interesse per quelle parti della Svizzera in cui non si parla la nostra stessa lingua. La scuola punta molto su questo, basta vedere i vari progetti di scambio, grazie ai quali i bambini scoprono che l’altra lingua cantonale o nazionale è una lingua realmente parlata.

A Coira il 9 dicembre l’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni, in collaborazione con altre associazioni culturali italofone (Coscienza Svizzera, Associazione svizzera degli scrittori di lingua italiana e PEN-Club della Svizzera italiana e retoromancia), organizza un pomeriggio di riflessione in cui si dialogherà sulle dinamiche che nascono quando una lingua, in questo caso l’italiano, incontra e interagisce con altre lingue e culture. Al centro dell’attenzione si pone l’esperienza di studentesse e studenti provenienti dalla Svizzera italiana (Grigionitaliano e Ticino) che vengono a Coira appunto per imparare a conoscere un’altra realtà linguistica e culturale, diventando in tal modo ambasciatori di un Canton Grigioni e di una Svizzera realmente disposti a coltivare un autentico senso di convivenza che non sia soltanto un mito.

Vincenzo Todisco è docente presso l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni.

Kommentieren
Wir bitten um euer Verständnis, dass der Zugang zu den Kommentaren unseren Abonnenten vorbehalten ist. Registriere dich und erhalte Zugriff auf mehr Artikel oder erhalte unlimitierter Zugang zu allen Inhalten, indem du dich für eines unserer digitalen Abos entscheidest.