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Bondo und seine Bewohner

Renata
Giovanoli-Semadeni
23.04.18 - 04:30 Uhr
OLIVIA ITEM

Das Zusammenleben der Sprachen und Kulturen in Graubünden: Das ist das Thema der Kolumne «Convivenza», die wöchentlich in der «Südostschweiz» und der romanischen Tageszeitung «La Quotidiana» publiziert wird.

Bondo ist ein malerisches Dorf mit charakteristischen Häusern, zwei Palazzi, verschiedenen Ställen, Strassen aus Kopfsteinpflaster, die zu Fuss oder im Auto begeh- und befahrbar sind, engen Strässchen und schönen Plätzen mit Brunnen, deren Wasser schon seit jeher das Leben der Bewohner begleitet.

Der Bergsturz vom Cengalo am Ende des vergangenen Sommers hat viele Schäden verursacht, einige Häuser dem Erdboden gleichgemacht und die Landschaft um Bondo herum teils verändert.

Diese Situation ist für die Bewohner schwer zu bewältigen, zu verstehen und zu akzeptieren. Sie werden im Bergell schon immer liebevoll als die «Bondarin narr» – das heisst, als die «verrückten» Einwohner von Bondo – bezeichnet. Sie sind tatsächlich etwas eigenartig; ich denke, ich darf das sagen, denn ich habe einen von ihnen geheiratet!

Ihr grösster Stolz waren schon immer der Pizzo Badile, der Pizzo Cengalo, die Spitzen der Scioragruppe, das Bondascatal und die auf der linken Seite des Tals verstreuten Berge. Dort verbrachten sie früher viel Zeit mit der Heuernte und dem Weiden ihres Viehs. Jetzt dienen die restaurierten Häuschen als Zuflucht während der Jagdzeit und bieten die Möglichkeit, einige sorgenlose Tage in der Ruhe der Natur zu verbringen.

Stellt euch vor: Am Anfang des vorigen Jahrhunderts, als die Abstimmung über das Projekt eines neuen Schulhauses zwischen Bondo und Promontogno stattfand, das heute Sitz des Rathauses des Tals ist, sprachen sich einige ältere Einwohner dagegen aus. Dies, weil am Ort, der für den Bau vorgesehen war, die frische und neu belebende Luft, die vom Bondascatal her weht, die Schüler nicht mehr erreicht hätte. Und ausgerechnet von ihrer geliebten Bondasca kam der Bergsturz, der ihr Leben so gewaltig durchgeschüttelt hat!

Nach der Katastrophe mussten die Einwohner von Bondo und jene der angrenzenden Dörfer ihre Häuser verlassen und einige Monate lang in die Häuser und Wohnungen der Dörfer ausweichen, die nicht vom Ereignis betroffen waren. Einige von ihnen, Familien mit Kindern im Schulalter, betagte Frauen und Männer, kamen nach Vicosoprano.

Während der ersten Tage sprachen sie davon, wie sie die Stunden der Panik und Ungewissheit erlebt hatten. Sie wiederholten oft dieselben Erzählungen, da sie das Bedürfnis hatten, das Geschehene zu realisieren, zu verarbeiten und zu akzeptieren. Allmählich beruhigten und integrierten sie sich.

Und dann zeigte sich ihre Neigung zur Solidarität. Recht bald begannen sie, nachmittägliche Treffen und ein Fest mit sonntäglichem Mittagessen für sich selbst in der Mehrzweckhalle Vicosoprano zu organisieren. Wenn wir sie trafen, sagten sie uns: «Was wollt ihr, wir müssen warten und hoffen…».

 

Bondo e i suoi abitanti

Bondo è un villaggio pittoresco con case tipiche, due palazzi, diverse stalle, strade acciottolate percorribili a piedi o in macchina, vicoli stretti e belle piazze con fontane, la cui acqua accompagna da sempre la vita degli abitanti.

La frana scesa dal Cengalo alla fine dell’estate scorsa ha causato molti danni, raso al suolo alcune case e cambiato in parte i dintorni del villaggio di Bondo.

Una situazione non facile da vivere, comprendere e accettare per i suoi abitanti, che in Bregaglia definiamo da sempre, in modo bonario, i «Bondarin narr», ossia i «bondarini pazzi». Sono infatti un po’ particolari; io penso di poterlo dire, dato che ne ho sposato uno!

Il loro orgoglio più grande sono sempre stati il Pizzo Badile, il Pizzo Cengalo, le cime del gruppo Sciora, la Valle Bondasca e i monti sparsi sul versante sinistro della valle. Lì, in passato, passavano molto tempo falciando l’erba e pascolando il loro bestiame. Ora le casette restaurate servono quale rifugio durante il periodo della caccia e offrono la possibilità di passare giorni spensierati nella pace della natura.

Pensate che all’inizio del Novecento, quando ebbe luogo la votazione sul progetto per la costruzione del nuovo edificio scolastico fra Bondo e Promontogno, oggi sede del Municipio della valle, alcuni anziani si dichiararono contrari, dato che nel punto previsto per la costruzione l’aria fresca e rivitalizzante che soffia dalla Valle Bondasca non avrebbe più raggiunto gli alunni. E proprio dalla loro amata Bondasca è arrivata la frana che ha scosso le loro vite in modo così drastico!

In seguito alla catastrofe, i bondarini e gli abitanti dei villaggi adiacenti hanno dovuto lasciare le loro case e si sono dovuti spostare per alcuni mesi nelle case e abitazioni dei villaggi non toccati dall’evento. Alcuni di loro, famiglie con bambini in età scolastica, donne e uomini anziani, sono venuti ad abitare a Vicosoprano.

Durante i primi giorni, parlavano di come avevano vissuto le ore di panico e incertezza. Ripetevano spesso gli stessi racconti, avendo bisogno di realizzare, elaborare e accettare quanto era successo. Pian piano si sono calmati e integrati.

E allora è apparso il loro spirito di solidarietà. Ben presto si sono messi ad organizzare degli incontri pomeridiani e una festa apposta per loro con pranzo domenicale alla palestra multiuso a Vicosoprano. Quando li incontravamo ci dicevano: «Cosa volete, dobbiamo aspettare e sperare…».

Un bell’esempio di calma, fiducia e filosofia. Probabilmente li ha aiutati il tratto «giocoso» del loro carattere. Non so se siano tutti così, ma quando chiedo una cosa a mio marito o mi risponde in modo umoristico o mi pone un’altra domanda. E se gli dico che vado al negozio a fare la spesa, mi dice: «Crumpa roba buna», compera cose buone …

Ora gran parte di loro sono rientrati nelle loro case.

Il pittore Varlin, una persona molto originale, si sentiva bene a Bondo, dove secondo lui non risaltava per il suo modo di fare a volte un po’ fuori dalla norma. Qui durante il suo ultimo anno di vita dipinse il quadro «Gente del mio villaggio»: quale gesto di gratitudine e ammirazione per la gente di Bondo!

Renata Giovanoli-Semadeni è redattrice dell’«Almanacco del Grigioni Italiano» per la Bregaglia. Qui accompagna i visitatori «sulle orme delle streghe» come pure alla scoperta degli angoli più belli e magari un po’ nascosti della valle. Si dedica con passione alla cura del dialetto bregagliotto.

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